ri-Costruzioni #3


2017

La serie ‘(ri)Costruzioni’ nasce dall’analisi di una modalità operativa comune a molti campi, primo tra tutti il restauro, che prevede la ricostruzione dell’intero a partire da un particolare. E’ curioso il modo in cui si ricompone un manufatto antico a partire da un piccolo pezzetto originale, un procedimento basato, nei casi più estremi, solo su ipotesi, che mi ha fatto spesso domandare: ma sarà stato veramente così?
Mi sono poi reso conto che tale “modus operandi” lo usiamo tutti, costantemente, ogni giorno. Quando si tratta di ricostruire qualcosa nella nostra memoria, spesso ci affidiamo proprio ad un particolare, ed inconsapevolmente completiamo l’intero aiutandoci con ciò che ci è più utile, o ci è più gradito, o ci fa meno male.
In quest’opera ho usato un oggetto facilmente riconoscibile per tutti noi, ma tra qualche migliaio di anni questat conoscenza potrebbe andare persa, così ho immaginato a quale forma potrebbe pensare qualcuno che vive nel futuro e che debba ricostruire l’intero manufatto.

175x45x45 cm
Acciao inox, legno

The ‘reConstructions’ series comes from the analysis of the common way of operating in many fields, foremost of which is the process of restoration which presumes the reconstruction of the whole starting from a part. It’s curious the way the finished article is regenerated from a small original piece, a procedure based only on, in the most extreme cases, hypothesis. I have often asked myself: but was it really like this?
I realized then, how all of us continually and every day use this “modus operandi” when we reconstruct something from memory, we often linger on a detail, and unconsciously complete the whole aided by what is to us more useful, pleasant, or hurts less.
In this work I used an object that we know well what it is, but in a thousand years this knowledge might have been lost, so I have imagined what form one might think, someone who lives in the future and who has to rebuild the entire artifact.

175x45x45 cm
Stainless steel, wood

ri-Costruzioni #2


2017

La serie ‘(ri)Costruzioni’ nasce dall’analisi di una modalità operativa comune a molti campi, primo tra tutti il restauro, che prevede la ricostruzione dell’intero a partire da un particolare. E’ curioso il modo in cui si ricompone un manufatto antico a partire da un piccolo pezzetto originale, un procedimento basato, nei casi più estremi, solo su ipotesi, che mi ha fatto spesso domandare: ma sarà stato veramente così?

L’opera si svolge attorno ad un frammento di ceramica, risalente presumibilmente al ‘600, recuperata in una zona adibita a ‘discarica’ della Serenissima Repubblica. Mi sono chiesto a quale oggetto poteva appartenere, e mentre guardavo il mio gatto mi è venuto in mente che poteva far parte della cuccia di un felino di un’importante famiglia di qualche secolo fa, un periodo in cui per questi animali l’esistenza è iniziata ad andare sicuramente meglio che nel Medioevo! Attorno a quel frammento ho quindi ricostruito le linee essenziali di quel manufatto.

Acciaio inox, legno, ceramica
50x60x60 cm

ri-Costruzioni

2009

Questo lavoro nasce dall’analisi di un modo di operare comune a molti campi, primo tra tutti il restauro, che prevede la ricostruzione dell’ intero a partire da un particolare. E’ curioso il modo in cui si ricompone un manufatto a partire da un piccolo pezzetto originale, un procedimento basato, nei casi più estremi, solo su ipotesi, che mi ha fatto spesso domandare : ma sarà stato veramente così?
Mi sono poi reso conto che tale “modus operandi” lo usiamo tutti, costantemente, ogni giorno. Quando si tratta di ricostruire qualcosa nella nostra memoria, spesso ci affidiamo proprio a un particolare, ed inconsapevolmente completiamo l’intero aiutandoci con ciò che ci è più utile, o ci è più gradito, o ci fa meno male.
Un giorno ho trovato sulla spiaggia un’asse di legno, corrosa dall’acqua e dal sole, che aveva l’aspetto di un tipico “sedile” di una delle imbarcazione di legno che vengono usate in laguna. Mi son chiesto come poteva essere la forma dell’imbarcazione cui era appartenuta, ed ho creato un profilo, quasi un disegno tridimensionale, tutt’attorno. Potrebbe essere una di quelle ricostruzioni che si vedono nei musei. Fatta a partire da un piccolo dettaglio.
Forse quell’oggetto restituito dal mare non è mai appartenuto a una barca, ma non per questo la sua destinazione finale è meno reale.

300x60x85 cm.
Legno, acciaio inox