2007
I lavori delle serie “Devi” e “Non devi”, partono da tutte quelle imposizioni che fin da piccoli siamo abituati a ricevere. Frasi lapidarie che mi hanno sempre colpito perché sembrano essere alla base del sistema educativo, e hanno a che fare con ciò che non si deve fare o che, viceversa, si deve assolutamente fare – o essere. “Non devi sbagliare” e “Devi essere forte”, esortazioni che abbiamo sentite più volte, detteci da altri o anche da noi medesimi.
Il tema è molto vasto, riguarda quello che ci aspettiamo dagli altri e quello che ci aspettiamo da noi stessi, quello che ci si aspetta da una donna e quello che ci si aspetta da un uomo, e così via. Condizionamenti che ci accompagnano fin da bambini, e che ognuno ha imparato a gestire – o a farsi gestire – in modo diverso.
L’opera è stata ricavata da una vecchia tapparella veneziana, mediante un lavoro di “traforo”. Quest’oggetto assume qui un significato di separatore tra ambiente domestico e ambiente esterno, perché è proprio dall’ambiente di casa che provengono tutte quelle esortazioni a essere in un certo modo, a non fare una certa cosa.
La frase è ricavata pazientemente su ogni stecca ed è ripetuta senza sosta, quasi fosse un mantra orientale per accedere a un’altra dimensione. E’ una sorta di ricamo, che ancora rimanda all’ambiente domestico.
La scelta della “veneziana” è strettamente connessa col mio vissuto personale, perché nella casa dove ho vissuto con i miei genitori, l’unica apertura che si può vedere dal cancello esterno di ingresso, è la finestra della cucina, l’unica che ha una veneziana.
140 x 90 cm.
Alluminio, legno, tubi fluorescenti